In questo articolo affronto il tema della leadership e di come possiamo allenarci per svilupparla. Troverai spunti pratici e teorici per comprenderla.

L’intelligenza emotiva e la leadership

Da quando Daniel Goleman iniziò le sue riflessioni sulla Emotional Intelligence <1>, l’intelligenza emotiva –che sinteticamente potremmo definire “’insieme di capacità che vanno da conoscere e riconoscere le emozioni presenti in noi se stessi e negli altri”-, il mondo non fu più lo stesso. O meglio, il mondo di coloro che intendono migliorare la conoscenza di se stessi e degli altri, non potendo prescindere dai contributi offerti da questo filone di studi.

Oggi, si sa, intelligenza emotiva è già presente in embrione sin dalla nascita nelle persone, é allenabile, e può essere utile trasversalmente in tutti gli ambiti della vita. Fatta questa doverosa premessa, il mio intento sarà quello di trattare alcuni elementi chiave che costituiscono la leadership delle persone, cercando di riflettere su come ci si possa allenare, tenendo a riferimento la capacità di comprendere le emozioni e di entrare in relazione positiva con gli altri. Tratterò il tema della leadership, pensando al leader come ispiratore, guida, motivatore: anche se a volte esercita la sua funzione in disparte e silenziosamente. Di seguito potrete trovare alcuni elementi da tenere sotto controllo e spunti su come iniziare in modo proattivo ad allenarsi alla leadership.

Concludendo questa premessa, credo che un po’ tutti noi auspichiamo di trovare esseri umani ragionevoli, certo carismatici e capaci, ma rispettosi e sensibili, in grado di agire con competenza e autorevolezza: questi li chiamerò leader, gli altri…non so.

La Leadership

Se, in genere, la leadership viene definita come un “processo di influenza gli altri per far loro comprendere e accettare decisioni o azioni che devono essere avviate, al fine di supportare gli sforzi individuali e collettivi verso il raggiungimento di un obiettivo comune” <2>, in chiave umanistica è detta “costellazione integrata di abilità cognitive, emotive e culturali che una persona esercita attraverso l’influenza, l’indirizzo e la motivazione delle azioni dei follower, al fine di raggiungere un successo comune. La leadership è anche un fenomeno sociale, che coinvolge il leader, il follower e il contesto/cliente che entra in contatto con la loro relazione” (Stanchieri 2008) <3>. Questa seconda definizione è quella che adotterò e, per comprenderla meglio, propongo subito l’elenco delle caratteristiche che la contraddistinguono, secondo la prospettiva che adotto:

  • Capacità di produrre un sentimento positivo negli altri;
  • E’ sempre possibile scegliere se agirla o meno;
  • E’ applicabile attraverso azioni concrete;
  • Può diventare un valore guida.

Torniamo a Goleman. Nell’intelligenza emotiva da lui esposta si possono riscontrare 5 caratteristiche fondamentali dell’intelligenza emotiva.

  • Consapevolezza di sé, la capacità di produrre risultati riconoscendo le proprie emozioni;
  • Dominio di sé, la capacità di utilizzare i propri sentimenti per un fine;
  • Motivazione, la capacità di scoprire il vero e profondo motivo che spinge all’azione;
  • Empatia, la capacità di sentire gli altri entrando in un flusso di contatto;
  • Abilità sociale, la capacità di stare insieme agli altri cercando di capire i movimenti che accadono tra le persone <1>.

Tali caratteristiche, si possono sintetizzare e dividere in 4 aree, suddivisibili a loro volta in due posizioni -interne ed estere- :

  • l’autocoscienza e l’autogestione delle emozioni (quindi caratteristiche prettamente interne alla persona);
  • consapevolezza sociale e gestione delle relazioni (caratteristiche esterne alla persona).

Facendo un passo di lato a Goleman (ma ritornandoci subito), e dando ascolto a Wyser <4>, la società di Gi Group di ricerca e selezione di profili di medio e alto, le caratteristiche del buon capo sono:

  • Capacità di trasmettere in modo chiaro i valori dell’azienda;
  • Bravo comunicatore;
  • Orientato agli obiettivi però, capace di trasmetterli con tranquillità e senza portare stress ai collaboratori;
  • Imparziale;
  • Capace di organizzare il proprio e altrui lavoro;
  • Ascoltatore;
  • Capace di decidere;
  • Etico;
  • Empatico;
  • Divertente.

Allenare la propria leadership

Fermiamoci un attimo e, tranquilli, non proporrò solo una sterminata serie di elenchi di intelligenze e requisiti per essere un buon capo, così come non è mia intenzione fare delle ricette preconfezionate sulla leadership. Credo però sarà utile partire da queste premesse, per avere chiari alcuni aspetti che, messi a confronto, possono offrire delle indicazioni pratiche per allenare le caratteristiche utili ai nostri obiettivi: allenare la propria leadership in un determinato contesto.

Perché ho citato l’intelligenza emotiva e subito dopo, le caratteristiche del buon capo? Perché si può subito intravedere che le capacità empatiche e di ascolto sono fondamentali per essere un leader (capo, genitore, amico, partner, collega, ricercatore di lavoro ecc.) e che, in questo secondo elenco, gli aspetti descritti possono essere racchiusi nelle aree individuate da Goleman: alcuni riguarderanno la parte “interna” che raccoglie ed elabora; altri, ad una parte “esterna” che capisce come comunicare e gestire l’aspetto sociale (a guardare, pare infatti, che tutti e dieci gli elementi descritti dall’agenzia Wyser possono essere inclusi, assorbiti, fatte propri, ritrasmessi grazie alle capacità empatiche della persona).

Leader e genitori

Ora, per complicare ancora un pochettino la questione leadership, propongo alcuni spunti di John Gottman, celebre psicologo evolutivo che ha sviluppato i suoi studi partendo dal pensiero di Goleman. Studiando l’intelligenza emotiva nei bambini, egli traccia 5 fasi per l’allenamento emotivo nei figli, cioè fasi che i genitori dovrebbero percorrere per costruire l’empatia con bambini sin da piccoli, in modo da valorizzare la loro “intelligenza emotiva”. Perché parlo di genitori e non solo di capi aziendali o leader politici? Perché ogni genitore può essere -e dovrebbe essere, credo- un leader positivo per i propri figli. Le caratteristiche della leadership sono trasversali, come lo sono le doti empatiche che –personalmente- richiederei a chiunque debba ricoprire ruoli guida. Tornando agli aspetti riferiti da Gottman, eccoli di seguito:

  • Diventare consapevoli dell’emozione del bambino;
  • Riconoscere in quell’emozione un’opportunità di intimità e di insegnamento;
  • Ascoltare con empatia, e convalidare i sentimenti del bambino;
  • Aiutare il bambino a trovare le parole per definire le emozioni che sta provando;
  • Porre limiti, mentre si esplorano strategie per risolvere il problema in questione.

Gottman <5> definisce l’empatia come la capacità di mettersi nei panni dei propri figli, e rispondere di conseguenza. Egli fa un esempio coi canoisti che discendono un fiume nella corrente. Dice:”non importa quali rocce o quali rapide ci aspettano nel nostro rapporto con i nostri figli. Possiamo rimanere nella corrente e guidarli verso la foce. Anche se il corso del fiume dovesse diventare molto pericoloso, come avviene a volte nell’adolescenza, siamo in grado di aiutare i nostri figli a oltrepassare ostacoli e rischi che possono trovare sulla loro strada“. Questa capacità potremmo sintetizzarla nell’aver leadership.

Che tu debba guidare un team di professionisti, un gruppo di studenti o tuo figlio o figlia, innanzitutto dovrai

entrare in empatia, ascoltare, dare un nome alle tue emozioni (prima) per capire come affrontare delle risposte (dopo), creando sinergie, sviluppando la capacità di ascolto negli interlocutori.

I depositi emozionali

Proporrò qui e nei prossimi articoli su questo spazio, alcuni elementi da osservare a allenare utili ad allenarsi per agire sulla nostra sfera di influenza, aumentando le proprie capacità di leadership. Oggi, per esempio, parto da Stephen Covey <4>, il quale suggerisce di fare dei depositi emozionali, ovvero, “azioni che aumentano lo scambio e la fiducia tra persone“. Li chiama depositi perché funzionano simili al conto corrente che una persona ha in una banca: ogni giorno ognuno con le sue azioni può fare prelievi o versamenti nei confronti di chi conosce. Se il suo conto sarà positivo, avrà maggiore fiducia, riscontri positivi. Se, invece, con le sue azioni “metaforicamente” toglierà linfa vitale alle relazioni andrà in “rosso”, allora ogni cosa sarà più difficile.

Ecco gli spunti di Covey per aumentare il nostro deposito emozionale nei confronti di chi abbiamo attorno a noi:

  • comprensione di chi abbiamo davanti;
  • badare alle piccole cose (per esempio, piccoli gesti di gentilezza);
  • mantenere gli impegni;
  • chiarire le aspettative;
  • dare prova di coerenza.

Allora, primo spunto: “se volessimo incrementare la nostra capacità di essere seguiti, dovremo esercitarci all’ascolto e attenzione dell’altro”.

Domandiamoci: “quale di questi “bonificirelazionali potremmo fare nell’immediato?”.

Ci tengo a chiarire, prima di chiudere, che non si tratterà di diventare persuasori occulti, manipolatori, ne si tratterà di proporre interpretazioni pseudo psicologiche, assolutamente no! Sarà invece l’opportunità di lavorare su aspetti trasparenti, che possono solo favorire fiducia, incrementare la qualità delle relazioni. Possiamo vederli come aspetti culturali su cui impegnarci per rendere più fluide le relazione con le persone, per il bene nostro e di ci sta attorno. Il risultato finale sarà quello di ottenere fiducia, aumentare maggiormente la nostra sfera di influenza; un primo passo per aumentare la nostra leadership.

…Mi fermo qui. L’articolo è denso così, ma ne parlemo ancora perchè c’è tanto da dire. In alcuni dei prossimi articoli ragioneremo sul leader che potrà aiutarci a trovare lavoro. Cercherò via via di offrire spunti pratici di allenamento su questo tema.

Nel caso volessi lavorare sulla tua leadership, puoi contattarmi cliccando qui: troverai la mia pagina di presentazione e un form per scrivermi.

Buona giornata.

Davide

Nel caso fossi interessata -o interessato- agli articoli del blog, puoi iscriverti alla newsletter. Se lo ritieni utile, puoi condividerne i contenuti. Grazie.

note.

<1> La competenza emotiva è “l’insieme di abilità pratiche (skills) necessarie per l’autoefficacia (self-efficacy) dell’individuo nelle transazioni sociali che suscitano emozioni (emotion-eliciting social transactions)”. La competenza emotiva presuppone la presenza di conoscenza delle proprie e altrui emozioni e dell’abilità di comportamento intesa come la capacità di gestire e regolare le proprie emozioni per affrontare le diverse situazioni che si propongono. Attraverso questi elementi, l’individuo è in grado di intraprendere relazioni positive con gli altri e di favorire comportamenti socializzanti. Sviluppare competenze emotive significa favorire scambi comunicativi, capacità di problem-solving e stimolare il pensiero costruttivo. (https://it.wikipedia.org/wiki/Intelligenza_emotiva )

<2> http://www.treccani.it/enciclopedia/leadership_%28Dizionario-di-Economia-e-Finanza%29/

<3>Luca Stanchieri “Come vincere lo stress sul lavoro e imparare a automotivarti“, Newton Compton Editori, Roma 2015

<4> Fonte l’ articolo dal sito di Repubblica del15/03/2015, dove si descrivono le qualità del “buon capo”: http://www.repubblica.it/economia/2015/03/15/news/le_10_regole_del_buon_capo_leader_imparziale_divertente-109579724/

<5> in “Intelligenza emotiva per un figlio“, John Gottman, Rcs Libri Spa, 1997 Milano.

<6>Stephen Covey, Le sette regole per avere successo, Franco Angeli, 2005

Leave a Comment