Non sei intelligente solo perchè sai o non sai la matematica o l’italiano. Sei intelligente perchè hai diverse intelligenze (che spesso non vengono riconosciute) che dicono chi sei.
Intelligenza che vai, intelligenze che trovi
Da ormai tanto tempo si parla dell’intelligenza come qualcosa di complesso e multiforme. Secondo le teorie degli ultimi trent’anni, ognuno di noi ne ha diverse nella testa: alcune saranno più sviluppate rispetto ad altre. Per esempio, una persona potrebbe essere eccellente a livello motorio, ma più carente rispetto ad un talento comunicativo: ciò non vorrà che sarà “meno intelligente”, ma che avrà sviluppato un’intelligenza differente. Un’altra persona, allora, potrà avere maggiore propensione per la comprensione della matematica, ma essere meno allenata alla riflessione intrapersonale: anche in questo caso, non sarà meno intelligente, ma più propensa all’utilizzo di un’altra intelligenza. Un’intelligenza, è bene chiarirlo non ne esclude un’altra.
Quali sono le intelligenze?
Ma quante e quali sono? Gardner [Howard Gardner, Educazione e sviluppo della mente. Intelligenze multiple e apprendimento, Erikson Trento, 2005], noto ricercatore e docente americano, teorico delle “intelligenze multiple”, suddivide le intelligenze nelle seguenti tipologie: intelligenza logico-matematica; Intelligenza linguistica; Intelligenza spaziale; Intelligenza musicale; Intelligenza cinestetica o procedurale; Intelligenza interpersonale; intelligenza intrapersonale; intelligenza naturalistica, intelligenza filosofico-esistenziale. Immaginiamole come colori divisi su una tavolozza, pronti ad essere utilizzati. Ogni persona, con il proprio pennello, darà vita ad un dipinto unico, realizzandolo con le proprie caratteristiche; inoltre, facendo interagire questi colori tra loro, ne potrà formare di nuovi. Detto questo. La prossima volta che sentiremo dire di qualcuno che è intelligente (o che non lo è), che deve fare o non fare una scuola o un lavoro, magari chiederemo conto –a quel qualcuno- di quale intelligenza sta parlando (e quale intelligenza sta usando per fare quella valutazione). Quante volte abbiamo sentito: “Non potrai mai fare quella scuola perché non sei portato…”, “quel lavoro non potrai mai farlo”, “questo mondo va cosi, non potremo mai cambiarlo…”‘, “non potrai mai essere…”, ” non potrai mai raggiungere“…mai…mai…mai…? Ci sono dei “mai” che avranno forse ragion d’essere, specie se sono un’allerta per dei pericoli oggettivi; oppure, se sono ben ragionati o documentati. Temo però che il sentire comune ne abusi. A volte, infatti, sono parte di espressioni che poco hanno a che vedere con la realtà, perché esprimono una visione personale e ristretta della persona.
Io ce l’ho con i “mai”!
Ce l’ho coi “mai” che: tolgono le speranze, fanno credere che tutto è scritto, spingono alla rinuncia, educano in negativo. Preferisco, allora, dove al posto dei “mai” ci sono gli “almeno provaci“, i “credici”, i “non lasciare nulla d’intentato”‘. E dietro questi, non ci sarà magia o fortuna ma lavoro, riflessione e allenamento, agendo su ciò che può essere cambiato da noi. Così, allora, troveremo di tanto in tanto i “mai dire mai”.
(Articolo tratto dal mio libro più di sessanta cose di un essere umano) .
E’ un argomento su cui tornerò diverse altre volte, perchè si lega in modo profondo alle potenzialità e al talento di ognuno. A presto, buona giornata.