Il 6 dicembre è stata una giornata speciale. Lo scrivo qui, perché ne rimanga traccia scritta.
Ieri ho acquistato il campo che fu dei miei nonni, dove mio papà ci teneva le api. Per molti di noi, lì, sono appesi ricordi come fossero fili di ragnatele sospese nel vento. Quel terreno in realtà è femmina, si è sempre chiamata “La Traversa“: aggrappata ai piedi di una collinetta, guardava accogliente i viandanti arrivare da lontano. Un tempo era in parte orto, frutteto di mele con qualche pianta di pere e un unico filare d’uva, che tracciava i confini: crocevia di animali selvatici e contadini. Oggi è un campo d’erba medica da scoprire.
Ho passato l’infanzia arrampicato su quegli alberi o per terra, scavando buche a mani nude sul terreno arato. Da qualche parte ci misi anche una monetina, come Pinocchio, credendo che nella notte sarebbe nata la pianta di soldi. Ma non nacque nulla, se non la tendenza a sperare.
Vorrei che “La Traversa” divenisse incrocio di pensieri e incontri. Sicuramente sarà un po’ ufficio e un po’ un laboratorio: lì verranno piantati alberi e -spero- idee da coltivare.
Ho preso “La Traversa” perché mi lavori, riempia i miei solchi, giri le zolle rendendo tutto più fertile. Ma sarebbe più corretto dire che è lei ad aver preso me.
Ognuno dovrebbe trovare un posto che lo accolga e lo faccia lavorare su di sè.
Se mi cercherete senza trovarmi, sarò là ad aspettarvi.
Buonagiornata.
Davide

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