In questo articolo parlo di Agilulfo, Cosimo e della scelta presa, che certe volte diventa corrazza vuota senza lasciare traccia della persona al suo interno.

Il cavaliere inesistente

Agilulfo, il cavaliere inesistente di Calvino, con quell’armatura vuota e il suo senso del dovere, mi ricorda la cieca abnegazione verso un dover essere, che spesso prende le persone: da non sapere più neppure se ci crediamo in quello che facciamo, se ci abbiamo mai creduto e, sopratutto, il perchè.

Sentirsi svuotati nel lavoro non è un fenomeno così raro: a volte capita perchè siamo stanchi; a volte avviene perchè il contesto in cui siamo è svilente; altre perchè da tempo siamo in una situazione lavorativa che non ci appartiene più.  Così, senza più passione per ciò che si fa, senza più crederci, dimentichiamo le scelte che ci hanno portato lì e, sopratutto, dimentichiamo cosa ci renderebbe felici, quasi fosse una colpa ricordarlo o solo desiderarlo ancora.

Le scelte

Anche di Cosimo, il barone rampante, mi sono fatto l’idea non sapesse più come mai era salito su quegli alberi. C’era salito e mai più sceso, costante per una vita sulle cime: esistenza sicuramente ricca di avventure, ma amputata dalla possibilità di scendere da là sopra. Oramai la scelta l’aveva presa, ma chissà se ne ricordava il motivo.

Bisogna stare attenti.  Delle volte le scelte ci portano a fare, fare, fare senza poi ricordare il perché si faceva. Fino a distorcere la percezione di chi siamo.

Vi riporto qui, di seguito, la poesia di Robert Frost. Parla di scelta. Mi pare opportuna.

La strada non presa

Due strade divergevano in un bosco ingiallito,
e dispiaciuto di non poterle entrambe percorrere
restando un unico viaggiatore, a lungo ho sostato
e ne ho osservata una, giù, più lontano che potevo
fino a dove curvava nel sottobosco;

poi ho preso l’altra, ché andava altrettanto bene
e vantava forse migliori ragioni,
perché era erbosa e meno calpestata;
sebbene, in realtà, l’andirivieni
le avesse più o meno ugualmente consumate

e entrambe si distendessero quel mattino
tra foglie che nessuna orma aveva annerite.
Oh, ho tenuto la prima per un’altra giornata!
Eppure, sapendo come strada porta a strada,
dubitavo che mai ci sarei tornato.

Con un sospiro mi capiterà di poterlo raccontare
chissà dove tra molti e molti anni a venire:
due strade divergevano in un bosco, e io
io ho preso quella meno battuta,
e da qui tutta la differenza è venuta.

Parlando sempre di strade e di Calvino…

In uno dei racconti del “Marcovaldo” di Calvino, il protagonista uscito dal cinema si sbaglia a causa della nebbia, così, convinto di prendere il tram, sale a bordo di un aereo che lo spedisce in India.
Mi ricorda la storia di molti, immersi nella disinformazione e abituati alla scarsa attenzione nell’ascolto di se stessi, con il risultato di muoversi alla cieca verso il futuro che li aspetta. Scegliendo situazioni professionali e personali come se non ci fosse altro, convinti sia l’unica strada possibile; disillusi e reattivi, invece che proattivi, verso il mondo.
Ci sono notti così nere, dove anche la più piccola stella è un faro. Nel bene e nel male

Possiamo sempre, con calma e metodo, ragionare sul nostro percorso e provare a correggerlo. La scelta non ha una sola direzione, si può tornare spesso indietro e rivedere riprogettando la strada. Già!, è una strada, non uno spazio vuoto dove non ci sono coordinate per orientarsi.

Buona giornata.

Davide

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